sabato 16 marzo 2013

Rip




Alla morte altrui mi sono avvicinata in tenera età, quando il mio nonnino preferito è venuto a mancare. L'altro a onor del vero non l'ho mai conosciuto.
Ho diverse immagini della mia infanzia; alcune vanno svanendo, ma quella di trovarmi a 4 anni seduta per terra di fianco al suo letto, mentre lui si spegneva, è incisa nella memoria. Non volevo saperne di spostarmi di lì, per una volta in totale silenzio.  
L'ho voluto vedere anche da morto. Mia sorella no, io sì. Un tempo allestivano la camera ardente in casa e dentro a questo flipper, ai miei occhi appariva così, c'era nonno, quello a cui volevo bene.  
Altro funerale, altra storia.
Non mi ricordo di chi fosse, quale stato di parentela ci legasse, ma all'uscita del cimitero si parlava di alcuni accertamenti che doveva fare la mia cuginetta... 
Cinque anni, un tumore al cervello.
Ne avevo cinque in  più, di anni.
Interventi e chemio, chemio e interventi.
Un attimo di respiro fuori dall'ospedale e io divento la sua amichetta di giochi. Mi trasferisco a casa sua.
Mentre lei si riposava, io facevo i compiti di scuola e al suo risveglio ero pronta a dedicarmi a lei completamente.
Avevo "indovina chi?" e l'unica domanda che non le dovevo fare era quella se il personaggio segreto fosse calvo, per non rammentarle che i suoi capelli non c'erano più.
Ma la spontaneità di un bambino supera i problemi che si fanno gli adulti per tutelarli: era lei a farmi quella domanda con naturalezza.
Poi di nuovo l'ospedale, il coma e la morte. E il ritorno al punto di partenza, il cimitero. 
E dopo ancora amici, coetanei, famigliari, e via dicendo: incidenti, suicidi, malattie. 
Di recente mio padre, un  tumore che in sei mesi se l'è portato via.
Lo stesso tumore che mi ha permesso di conservare di lui un bel ricordo, senza quell'alcol che ha dominato la sua esistenza e condizionato la mia vita di conseguenza.  
Eccoli, i miei morti. Quelli che ho pianto, che nel bene e nel male ho vissuto.

Leggo di morti altrui nel web, tendenzialmente personaggi famosi, leggo l'effetto/affetto che suscitano e mi fanno arrabbiare.
Non riesco a tollerare che si pianga e ci si disperi per delle emozioni fittizie.
Non riesco a sopportare che si strumentalizzi anche la morte con iniziative vergognose.
Mi rifiuto di credere che la morte possa essere messa all'asta, che le venga attribuito un prezzo, che faccia vendere.
Ho un senso di repulsione quando viene marchiata ed esibita, non è un vostro morto, è il protagonista di una pubblicità.
Mi disgusta la riabilitazione del nome che porta a elevarlo a eroe, immemori di ciò che è stato. Non è perdono è distorsione della realtà.
  
RIP è diventato il mio avversario virtuale nella corsa, quello che devo battere: il mancato rispetto che molti, convinti dell'esatto contrario, hanno delle persone.